Ho sempre trovato molto interessante il concetto di cambiamento. Ho segnato gran parte della mia vita a intestardirmi sull’idea di rivoluzione dei fatti e delle idee, sul voler disintegrare il “senso comune” che oggi definiremmo comfort zone; perché crescere, ho sempre pensato, volesse dire mettersi fuori dalla propria zona di conforto. Tutto vero. Ma anche falso a tratti. Quest’anno ho capito dell’altro.
Provo a condividervelo, facendone un bilancio personalissimo, che spero di rendere un poco universale, di questo 2022.
(Potevo fare un reel e invece no, ho scritto un pippone. Rinuncio ai miei like per quest’anno, stavolta avevo bisogno di parole).
Il 2022 segna per me un grande spartiacque. Iniziato all’insegna della crescita di DigitalMakers, per me era deciso che sarebbe stato anche l’anno di grandi cambiamenti. “Il cambiamento è crescita” come recita il mantra. Così, quasi per magia, è stato tutto il 2022: un grande frullatore, un twist di emozioni incontrollate, una valanga di fatti, persone, numeri, di vita e, purtroppo, soprattutto di morte.
Se era il cambiamento che inseguivo, questo 2022 me lo ha dato in pieno con una violenza inaudita, inaspettata. Mi ha dato la crescita con la preoccupazione di controllare questa stessa espansione; mi ha dato ricavi, ma con grande preoccupazione per i costi; mi ha dato visione e anche pochissimo tempo per gestire tutto questo orizzonte; mi ha dato l’assenza più grande che mai avrei potuto immaginare e anche la vicinanza di tante persone.
Quest’anno, nel suo terzo anno, DigitalMakers cresce di quasi un + 400% (venendo già da un quasi +300%), ha un team di circa 30 persone e mira così in alto che non farei in tempo a raccontarvelo che sarebbe già accaduto (ma nel 2023 faremo anche questo, ci racconteremo di più).
Bene, a questo punto vi chiederete dove sta il “ma” sul cambiamento e la crescita. Secondo questo racconto, l’indicazione da cogliere sarebbe semplicemente: “cavalca il cambiamento e rompi la comfort zone ogni volta che puoi”.
Ma la verità, lapalissiana questa volta, che metto a fuoco forse solo adesso, è che proprio il cambiamento rischia di essere una vana gloria se non è alimentato dal giusto quid di stasi, da quel pezzetto che ritorna sempre uguale. Quel tratto che va cercato e mantenuto nella tempesta della rivoluzione.
Senza quel saldo approdo non c’è crescita o cambiamento che tengano. Tutto deve cambiare, tuttavia qualcosa deve rimanere e ritornare sempre uguale. Solo questo fa di un cambiamento un percorso, un fil rouge e non un semplice caos. Il cambiamento non è facile. Se lo è, allora è solo una superficie. Il cambiamento non è lontano, altrove, in futuro, ma è qui e ora. Diffidate dalle imitazioni.
Esco sballottato da questo 2022 proprio perché il cambiamento ha preso il sopravvento, e questo è un bene, ma lo diventa davvero solo se si può affermare di riconoscere qualcosa nel turbinio, qualcosa da portarsi avanti, che rimanga alla fine del ciclone.
Ho dovuto fare oltre 20 traslochi, tra case e uffici, per capire che un trasloco è la perfetta rappresentazione del vero concetto di cambiamento.
Traslocare significa volere una vera rottura della nostra quotidianità, una cesura.
Solo nell’insieme potremo accorgerci del percorso tracciato, della consapevolezza trascinata con resilienza da posto in posto, con le unghie e con i denti, della volontà di portare l’ennesimo pacco, rinunciando però sempre a qualche inutile e prezioso oggetto in ogni passaggio.
Ogni nuovo trasloco porta con sé tanta consapevolezza in più, si inizia a padroneggiare il cambiamento, si trova il giusto equilibrio tra tutto quello che deve cambiare e ciò che deve rimanere uguale. Non è nel nuovo posto l’essenza del cambiamento, ma nella decisione stessa di affrontarlo, nella saggezza e lucidità con cui si compie l’ennesimo passaggio.
Finisco il 2022 con un trasloco, forse non necessario ma voluto, e so bene cosa portarmi nel nuovo posto, al 16° piano questa volta. Mi porto una grande mancanza, una ferita e un grande team di persone prima e di professionisti poi, che insieme a me hanno fatto di una disgraziata assenza una spinta, un motivo, come il mio caro amico e co-fondatore di DigitalMakers avrebbe voluto.
Sì, DigitalMakers è solo lavoro, mentre la vita è altrove. In fin dei conti, però, la vita è anche questa ed è meglio fare bene e con orgoglio, che non sottotraccia e nel grigiore di un lavoro come un altro. Per me e Angelo era una cosa importante, un progetto.
Questo trasloco l’ho fatto da solo. Il più duro e triste di sempre, il più importante di sempre. Quanta fatica smontare quello che si è costruito insieme simbolicamente e anche praticamente.
Andrò avanti e cambierò ancora 100 posti, salirò 1000 scale più in alto o più in basso di oggi, non importa, ma mi porterò questa ferita come un ricordo bellissimo, senza ossimoro. Sarò il mio pezzetto di uguale attorno a cui fare la rivoluzione.
Il cambiamento è sempre qui e ora, ma viene da lontano e va verso dove ancora non sappiamo.
Grazie di tutto Angelo.
Restiamo in contatto?
Ogni tanto ti invieremo un’email per raccontarti le cose belle che facciamo.